Sono nata ad Avellino, vivo a Roma ormai da più di dieci anni. Mi sorprendo ancora di quante analogie e quanti collegamenti meravigliosi abbia la mia regione natia e questa grande capitale; sicuramente la storia sa parlare e confermare più di quanto io possa e riesca ad esprimere.
Ma a livello musicale e tetrale la materia diventa di grande interesse.
Qual è il collante che più mi ha appassionato analizzare e riconoscere tra Roma che è stata sempre grande incontro di diverse culture e tradizioni, e Napoli, immensa città del Sud Italia?
E’ esistita la commedia dell’arte a Roma? Negli “Elogi accademici degli Spensierati
di Rossano” di Giacinto Gimma è citato Carlo Sigismondo Capece drammaturgo e
librettista italiano attivo a Roma intorno all’inizio del XVIII secolo. Scrive moltissime
opere in prosa, in tre atti e con personaggi mimici ed anche molti drammi per
musica. Le commedie prese in esame hanno come protagonista la maschera di
Pulcinella a Roma agli inizi del 1700. Il primo gran Pulcinella napoletano è Andrea
Calcese (1595 Napoli -1656 ?). Abbiamo sua testimonianza dal Perrucci nel “
dell’arte rappresentativa premeditata, ed all’improvviso” (1699, conservata presso
la biblioteca lucchesi palli Napoli). Nei primi decenni del secolo XVIII recitano a
Roma Bartolomeo Cavallucci e Nicola Piazzani. Anche Carlo Goldoni ci descrive di
aver visto un Pulcinella operare a Roma nel 1759 e Goethe nel “Zweiter Romische
Aufenthalt” cita un Pulcinella di nascita romana. Lo stesso Antonio Petito (Napoli
1822-1876) ha recitato a Roma diverse volte calcando teatri come il Teatro
Argentina, il Capranica e il Valle. In tempi moderni non è una coincidenza che
l’attore romano Ettore Petrolini omaggia la commedia dell’arte indossando proprio
la maschera di Pulcinella nel 1949. Roma non vanta una sua maschera ma di certo
la vicinanza con Napoli ha fatto sì che adottasse una maschera universale che non
è la caricatura di un uomo ma è la caricatura dell’uomo.
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